martedì 8 settembre 2009

Dalla (dé)rive gauche al naufragio: la rotta “sinistra “degli economisti” della sinistra radicale


Nella mia ormai lunga esperienza di frequentazione sia come studente che come (intruso) docente nel mondo universitario ho tratto alcune lezioni sul rapporto che intercorre tra la personalità complessiva dei “professori” ( coerenza ai valori di vita manifestati, rapporto con gli altri, atteggiamenti ex e extra cattedra ecc.) e il loro valore scientifico. La prima e la più rilevante che sento l’esigenza in questa occasione di esternare per quei sparuti studenti in cerca ( pour cause) di ancor più sparuti “maestri” è che la coerenza tra grandi ideali di rilevanza sociale e spessore scientifico è strettissima e direi anzi indispensabile tenendosi le due cose l’un l’altra. Dunque, se in luogo della suddetta sinergia ci si imbatte in una schizofrenica divergenza tra cipiglio, posa, “maschera” di grande scienziato e opportunismo politico, dedizione “parcellare” alla “professione” ( dove in sottofondo si sente un costante frusciare di banconote), servilismo o conformismo verso il potere costituito in tutte le sue manifestazioni, nonostante una qualche eventuale riconosciuta “fama” ( ben diversa dalla “considerazione” secondo Condorcet che scrisse un saggio sul rapporto tra intellettuali e potenti, potendosi la prima acquistare nella “società dello spettacolo” con una opportuna politica dell’ “immagine”), si può stare certi che ci si trova dinanzi a una ben riuscita simulazione carrieristica attualizzata di quella “ tragica macchietta” che già molti anni fa Salvemini ebbe magistralmente a descrivere come “ Cocò all’Università di Napoli o la scuola della malavita ” ( , n. 3 gennaio 1909) e che vede il Cocò salveminiano partorito dall’università partenopea ai primi del secolo XX estendersi a livello nazionale e all’università rimanervi approfessorandosi rendendo pandemico il suo virale genoma. Un consiglio sintetico per chi voglia istruzioni per l’uso: saper distinguere tra chi fa e chi invece è “professore”. Senza nessuna concessione alla facile popolarità che un atteggiamento demagogico verso gli studenti può facilmente provocare, sapendo il vero scienziato quanto arduo e limitato a pochi sia l’accesso alla conquista e agli strumenti e al loro uso per aspirare alla scoperta di nuovi “paradigmi”, sarà tipico per lui il far trasparire la passione che anima la sua “research” e l’entusiasmo “erotico” ( la autentica lectio non è altro che un brainstrip alimentato dalla incessante tensione e eccitazione provocate dal fatto che il vero scienziato piuttosto che inseguire la verità è da questo inseguito ) verso il proprio oggetto di studi durante le sue lezioni , mai comandate da ritmi di algida esposizione e da criteri temporali burocraticamente convenzionali ( il quarto d’ora accademico rubato dai sedicenti professori). Naturalmente nel caso di settori disciplinari dove è inevitabile evidenziare la propria collocazione di “classe”, come nelle discipline economico-sociali e umanistiche, persino trincerandosi dietro la favola della “neutralità della scienza” ovvero dietro l’assurda pretesa del carattere non “ideologico” del proprio “sapere” ( che evidentemente rivela la sua impossibilità logica costituendo un tale “punto di vista” per l’ appunto un “punto di vista” e quindi una presa di posizione ideologica e logicamente contraddittoria) i “professori sono particolarmente esposti ai criteri di valutazione di cui si discute. Ma come il “ caso Galileo” e il più vicino “caso Oppheneimer” per non parlare dello scoppio della “bioetica” hanno dimostrato, persino nel caso dell’astronomia, della fisica e della biologia è praticamente una chimera da analfabeti assumere il “punto di vista di Sirio”.
Evidentemente fa il paio con la coerenza di cui si è appena detto la “lezione” che ho imparato circa i prezzi da pagare per l’appartenenza a quella sorta di “Jurassic park” che professa la visione delle cose esposta. Che comporta , tra l’altro,la costante denuncia dei “ mercanti nel Tempio” .
Così la cronaca politica mi impone una sorta di “prova di laboratorio” a seguito di quanto appena detto alla luce di quello che in punto di teoria economica ho stigmatizzato tempo addietro in un articolo apparso sia su ( n.3, marzo, 2008) che su ( n.1-2, gennaio-febbraio, 2008) dal titolo “ “ La (dé)rive gauche”. Lì mostravo tutta la incomprensione da parte di un gruppo di economisti appartenenti alla sedicente“sinistra alternativa” - riuniti a convegno a Roma il 9 ottobre 2007 per presentare la propria posizione su neoliberismo, precarizzazione del lavoro, Mezzogiorno, ecc. , in veste di “cattiva coscienza del moribondo ultimo “governo Prodi”- della assoluta infondatezza scientifica della loro posizione dottrinale che pretende di coniugare insieme Marx e Keynes. Facendo di fatto propria la “Bolla” dei fondamentalisti del mercato neo-classici per i quali lo statalismo keynesiano è “comunismo” , come comunisti sarebbero i keynesiani. Naturalmente la cultura da “bancarella” che è alla base della predetta identità Keynes-Marx non è solo di quanti l’hanno formulata come accusa nei confronti dei supporter dell’intervento dello Stato nell’economia ,nell’ipostasi del quadro capitalistico, ma anche, se non di più, di quelli verso cui tale accusa è diretta che accettano e danno per buona questa inammissibile licenza del tutto impoetica. “Bolla” quella degli armonicisti antikeynesiani che anzi costituisce alibi (della consistenza della foglia di fico) con cui nascondere ai più – trascurando il peso irrilevante dei pochissimi ( da qualche parte spero ci sia qualcun altro ) politicamente orfani studiosi che sanno come stanno realmente le cose – la bestemmia concettuale di spacciare per marxista l’economista cantabrigese che intanto sentì l’esigenza politica di elaborare la sua “General Theory” in quanto sentì l’urgenza di salvare il capitalismo dei “ pauci sed electi” dal ciclico “scandalo pubblico della miseria nel mezzo dell’abbondanza” dinanzi al montante pericolo rappresentato dalla nascita dell’URSS e al successo dei suoi piani quinquennali nel panorama dell’immane flagello della “Grande Depressione”.
Ebbene, il mio articolo sulla (dé)rive gauche si concludeva segnalando, come sintomo di tanta approssimazione e/o incultura nonché latente opportunismo, la presenza, con relativo “ contributo” , nel summit dei marx-keynesiani- inconsistenti oppositori degli economisti (ci) neoclassici - del pericolo pubblico rappresentato dal professor Marcello Messori . Non solo corifeo elaboratore e difensore del bidone del pacchetto “TFR / fondo pensioni “da assegnare al comitato dei parassiti sindacali e padronali, ma anche presidente del comitato d’affari che riunisce le società che gestiscono i fondi comuni di investimento Assogestioni. Parassiti del cui costo un recente fondo dell’esperto del quotidiano di Confindustria non tiene conto ( pour cause evidentemente) pur denunciando i maggiori costi dei “fondi di investimento” italiani rispetto a quelli degli altri paesi. Fondi di investimento che comunque vadano le cose nel casinò della Borsa si pagano le loro laute commissioni prima di rimborsare i loro clienti. Quando il Messori vinse la cattedra si disse che si era trattato di una tornata che aveva cooptato i “ giovani rossi”. In realtà il diario della crisi globale in atto dovrebbe far diventare rossi ma dalla vergogna quelli che si macchiarono di tale equivoco. Ma non a caso abbiamo parlato di una “evoluzione” del Cocò salveminiano da prodotto dell’università a prodotto per l’università. Basti pensare, nel nostro caso, al liquefarsi dell’”altra gamba”, quella privata, dei potenziali pensionandi in un quadro come l’attuale, dove più che zoppia per il venir meno dell’” altra gamba privata” ( detta anche pomposamente “secondo pilastro pensionistico”) il default del sistema finanziario mondiale provocherebbe a i lavoratori in età di pensione un quadro disperante in assenza di una previdenza per la vecchiaia totalmente pubblica.
Animatore del convegno “rosso” del 9 ottobre del 2007 fu, come narrano le cronache del “quotidiano comunista del 7 e 10 0ttobre 2007, Riccardo Realfonzo economista di “punta” dell’ateneo del Sannio, rampollo dell’inneffabile Augusto Graziani vero pilastro dello scientificamente indigeribile mix wicksell-schumpeter-keynesian- circuitismo- sraffian – comunismo alla cui fonte si son nutriti i gli “economisti (ci) della cattedra” della generazione dei vari Messori . Ora anche per il Realfonzo pare sia venuta l’ora dell’expertise “cocòiana” che Salvemini ha per così dire rilasciato “a futura memoria”. Il corrispondente da Napoli de ci aggiorna sulla “nuova” giunta della “pasionaria” partenopea Rosa Russo Iervolino ( nome di battaglia, Rosetta) - sin qui complice degli “sfrantummati” assessori da lei nominati e ora indagati - dicendoci che l’economista sannita ha accettato il posto di assessore al Bilancio del Comune di Napoli di “terza mano”, dopo il rifiuto di altri due candidati. ( almeno Lucio Colletti ebbe in cambio un posto al parlamento nazionale per la sua abiura). La speranza è che non sia la natura a ribellarsi dinanzi a esempi di svendita da mercato di “pezze” usate americane di Resina. Anche se forse solo un conato di “rosso lava” ( che costituirebbe invero un salutare lava-rosso)del Vesuvio potrebbe, come estremo rimedio a mali estremi , porre fine all’ immondizia che da rifiuto dell’umana presenza e attività pare sia diventata materia prima del “modo di produzione napoletano” a tutti i livelli di rosso ammantati ( Provincia e Regione di king Bassolino o meglio “Boss-olino) e non solo quello di Rosa-shoking . Il titolo completo del mio articolo sulla (dé)rive gauche accennava a una “sinistra” ( in senso lombrosiano) deriva del pensiero. A distanza di tempo la conferma anche della deriva della realtà oltre che del pensiero, unica coerenza paradossale che sa di “filosofia della prassi”( rapporto “dialettico” tra pensiero e azione) come gramscianamente è stato anche definito il “materialismo storico” ovvero il “socialismo scientifico”di Marx ,di cui si impossessano del tutto antiscientificamente “sinistri tenutari ” di cattedre di economia politica.
Vittorangelo Orati

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